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Le immagini di Mario Arca si collocano al di fuori del terreno di confronto e di scontro tra natura e cultura, luoghi e non-luoghi. Sembrerebbe che il dibattito in atto sulla rappresentazione del paesaggio contemporaneo non lo coinvolga in modo particolare. Almeno così appare a un primo sguardo. Salvo a rivendicare la totale distanza tra l'immagine turistica che ancora resiste nello stereotipo del consumatore di luoghi della Sardegna e le immagini quotidiane, semplicemente ed eticamente quotidiane che il fotografo realizza esclusivamente nella sua isola. Il nocciolo del lavoro di Arca sta tutto qui. Racchiuso in un orizzonte geografico ben preciso e limitato. Scelto consapevolmente perché è il mondo dove vive e al quale sente di appartenere. Il paesaggio della Sardegna, ci suggerisce, è il più bello del mondo. Conserva una storia millenaria ancora ricca di fascino e suggestione. Partendo dall'acqua delle marine sabbiose, inoltrandosi nei viottoli sassosi dei piccoli centri storici, lungo i sentieri che portano alla grande montagna. Con piccoli esercizi di silenzio, lentezza e anonimato potrà rimanere ancora per molto tempo il paesaggio naturale della contemplazione.